Negli ultimi decenni le patologie reumatiche sono state sempre più oggetto di studio e approfondimento e rappresentano un argomento di notevole interesse. Tra le varie patologie l’artrite reumatoide è la più frequente e più conosciuta. Colpisce lo 0,6 % della popolazione in ogni età evolutiva con un picco di incidenza tra i 35 e i 50 anni e le donne ne sono più colpite con un rapporto di 4:1 rispetto agli uomini.
L’Artrite Reumatoide è spesso conosciuta per le evidenti conseguenze che provoca a livello delle piccole e grandi articolazioni ed in particolare alle mani. (Foto Mano Reumatoide).
Questa malattia reumatica comporta l’infiammazione dell’articolazione (artrite) per l’instaurarsi di un processo infiammatorio (sinovite) a carico della sinovia ovvero della membrana di rivestimento delle superfici articolari. Il cronicizzarsi di questa sinovite provoca, alla lunga, importanti erosioni ossee e lesioni delle strutture legamentose articolari generando gravi deformità. Il trattamento
medico ha fatto notevoli progressi soprattutto dall’avvento di nuovi immunosoppressori tra i quali i farmaci biologici e garantisce un discreto controllo del processo infiammatorio.
Per quanto riguarda l’arto superiore, il decorso clinico si caratterizza dalla comparsa di una mono o poliartrite che coinvolge più frequentemente le articolazioni metacarpofalangee, interfalangee prossimali e il polso provocandone dolore, tumefazione ed impotenza funzionale. Il riconoscimento dell’artrite nelle fasi precoci consente di ridurre lo stato infiammatorio limitando il danno legamentoso ed articolare e la funzionalità.
La figura del chirurgo affianca ed è complementare a quella del reumatologo ed è fondamentale che tra le due specialità vi sia un dialogo frequente tanto che sempre più spesso si parla di trattamento di equipe. Il trattamento chirurgico può sia prevenire che curare il danno dell’artrite: attraverso una chirurgia mini invasiva eseguita in anestesia locale e spesso artroscopica, è possibile, nei primi stadi, effettuare una semplice pulizia (sinoviectomia) rimuovendo il panno sinoviale ovvero la causa della malattia e riducendo lo stato infiammatorio articolare, i sintomi e la degenerazione dell’articolazione. Queste situazioni non richiedono immobilizzazione post-operatoria e beneficiano di una ripresa immediata dell’attività funzionale fin dal giorno successivo all’intervento.
Negli stadi più avanzati, invece, dove il danno cartilagineo, legamentoso e le deformità associate non beneficerebbero di una semplice pulizia, è necessario ricorrere ad altri trattamenti volti al recupero della funzione della mano ripristinando delle nuove superfici articolari,
riducendo le instabilitĂ , correggendo le deformitĂ  e riducendo il dolore. Le possibilitĂ  chirurgiche in questi casi sono svariate e si devono adattare ad ogni singolo caso clinico.
Oltre all’utilizzo delle comuni protesi di gomito e di polso sono attualmente disponibili anche protesi di piccole dimensioni che riproducono l’anatomia delle piccole articolazioni delle dita e che consentono un buon recupero del movimento e della funzionalità della mano in assenza di dolore.
Altre possibilità, in aggiunta o da eseguire singolarmente, sono rappresentate dalle plastiche legamentose e dai trasferimenti tendinei indispensabili per correggere le deviazioni articolari e i difetti di movimento delle dita e del polso generati dall’instabilità. La strategia
chirurgica recente è quella, se possibile, di effettuare il maggior numero di interventi correttivi contemporaneamente cercando di ridurre il numero di traumi chirurgici e di risolvere in una singola seduta le varie problematiche.
L’ultima possibilità dedicata ai casi più gravi dove il processo infiammatorio ha consumato i capi articolari e ha eroso inesorabilmente
le strutture capsulari e legamentose è l’artrodesi ovvero la fusione dei capi articolari mediante l’utilizzo di viti o placche o altri strumenti specifici. Questa soluzione sacrifica il movimento determinando il blocco definitivo dell’articolazione ma consente un’ottima correzione delle deformità e la scomparsa del dolore. La gestione post-operatoria va adattata ad ogni singolo caso e deve essere necessariamente assistita dalla fisioterapia che, mediante l’utilizzo di tutori strettamente personalizzati e di terapie manuali, guida i processi di guarigione e di
cicatrizzazione favorendo e accelerando il recupero funzionale.
Questo ampio spettro di possibilità chirurgiche consente di correggere le diverse deformità associate all’AR e di restituire alla mano e all’arto superiore la stabilità e la forza necessari per svolgere le funzioni manuali in assenza di dolore e migliorando notevolmente
la qualitĂ  di vita.
A cura del Dott. Enrico CaritĂ  e Dott. Alberto Donadelli.
Tratto da: “CorporeSano” – Giugno 2010